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LE PRINCIPALI ARMI DI DIFESA PERSONALE NEL MEDIOEVO
La spada è per eccellenza lo strumento più significativo di difesa personale e da guerra nel Medioevo.
Essendo uno strumento molto pregiato, naturalmente, era uno degli ultimi ad essere utilizzato e veniva conservato con molta cura e utilizzato fino all'ultima possibilità di uso, spesso cambiando anche l'impugnatura per seguire la moda dell' epoca.
Essa è formata, essenzialmente, da un pezzo di ferro, ferro acciaioso con una crociera ed un manico per essere impugnata.
Nel corso dei secoli, a seconda degli usi e necessità locali, subì varie mutamenti che esponiamo in modo sintetico nella tabella sottostante.
Spada a due mani:
La spada a due mani è fondamentalmente una spada molto lunga, in uso dal XIV al XVI secolo.
La spada a due mani, benché usata principalmente nel medioevo come strumento di offesa, ha le sue origini nell'Età del bronzo, dove veniva usata in rarissimi casi per varie mansioni domestiche, e non in battaglia dato che, non essendo ancora stati scoperti metalli leggeri, il suo peso era eccessivo[1].
Le parti dell'elsa sono tre: pomolo, impugnatura e guardia crociata, che può essere dotata di spuntoni di arresto o offesa.
Il pomo è un peso di ferro o acciaio che serve a bilanciare la lama, e ad attaccare nel caso il combattimento vada in gioco stretto. L'impugnatura, di legno poi rivestito in cuoio, permette una buona presa e la guardia crociata, barra di metallo dritta o ricurva verso la lama, serve a proteggere le mani dalla spada avversaria, a bloccare la lama avversaria oppure ad attaccare (sempre nel caso di combattimento ravvicinato). L'elsa viene poi fissata al codolo, parte terminante della lama opposta alla punta. Quando venivano fissati i tre componenti dell'elsa, un po' di codolo sporgeva e allora questo veniva riscaldato e poi ribattuto, appiattendolo e rendendo saldissima tutta la parte sopra citata. La lama si divide in tre parti: la parte anteriore, detta punta o parte debole, che mantiene meglio il filo e che, generalmente, porta il colpo; quella posteriore, ovvero vicina all'elsa, detta parte forte, che non ha filo ma garantisce la robustezza dell'intera lama, usata spesso per parare; infine, quella mediana, che permette sia di parare che di colpire, ma soprattutto per fare spada contro spada, ingaggiare la lama e quindi ottenere le famose prese di ferro. Il colpo viene solitamente portato con la parte della lama che è rivolta nella stessa direzione delle dita della mano che la impugna, detta filo vero o filo dritto. La parte opposta, verso il braccio di chi combatte, è invece detta filo falso o filo manco.
L'impugnatura, molto lunga, viene tenuta con entrambe le mani, una davanti all'altra, e termina con un pomolo piuttosto grosso che evita alle mani di scivolare. La tecnica vede soprattutto fendenti di taglio sia lunghi che corti e affondi di punta che sfruttano la notevole lunghezza della lama.
Il peso medio di una spada a due mani era di circa un kg e mezzo. La lunghezza totale andava dai 110 ai 150 cm
Spada Bastarda:
La Spada bastarda o Spada a una mano e mezza è una forma di spada ibrida, con impugnatura ad una mano e mezza e lama più corta di quella di una spada a due mani, sviluppata nel tardo XIII secolo. La particolare foggia di quest'arma permetteva allo schermidore di servirsene sia come di una spada ad una mano che come una spada a due mani, sfruttando cioè la presa sul ricasso per manovre come la "Mezza Spada" atte a meglio penetrare le sempre più solide corazze a piastre in uso al cavaliere del Tardo Medioevo.
Il falcione:
Il falcione (oppure falchion, dall'antico francese fauchon, derivante dal latino falx, falce) è una spada ad una mano con tagliente singolo di origine europea.
La forma è simile alla scimitarra persiana, molto simile al ensis falcatus romano, anche simile al cinese dao e al giapponese naginata, anche se l'origine non è sicuramente orientale.
L'arma assembla il peso e la potenza di un'ascia con la versatilità di una spada. Il falchion si trova in diverse forme dall'undicesimo secolo fino al sedicesimo. In alcune forme il falcione può assomigliare ad uno scramasax e più tardi ad una sciabola. In alcune rappresentazioni questo è molto simile ad un machete munito di guardia o paramano. È molto probabile che la sua creazione sia stata ispirata dalla scimitarra araba, in effetti la scimitarra persiana sarà in voga più tardi nel tempo. Ai molti suona meglio lo sviluppo dai coltellacci degli agricoltori e macellai del Messer.
La lama concentra molto peso alla sua fine, cosa che rende l'arma più adatta al taglio come un'ascia o una mannaia. Come detto, il Falchion, cambia nettamente nelle zone e nel tempo. Ma tutte possiedono una curva verso la punta della lama. Alcune comprendono una guardia simile alle spade lunghe del tempo. Un esemplare sopravvissuto in Inghilterra mostra che tale arma aveva grossomodo un peso di un chilogrammo, una lunghezza di novantacinque centimetri (95.25 cm) di cui circa ottanta in lama.
Diversamente dalle spade a doppio tagliente europee questa spada ha una qualità inferiore. Ciò indica che gli armati che la usavano erano mal equipaggiati, o meglio, equipaggiati con uno standard qualitativo basso, questo fa comprendere che fosse utilizzato dalle truppe feudali perlopiù composte da contadini, oppure, attrezzi da lavoro contadino appartenenti appunto a lavoratori chiamati alle armi con quel che possedevano.
Si ha notizia di alcuni pezzi posseduti dalla nobiltà di grande pregio con oro ed altri impreziosimenti.
Stocco :
Lo stocco era una Spada da una mano e mezza con lama a forma di triangolo a sez. romboidale destinata a colpire di punta (1400-
riporto un articolo con la storia completa di quest'arma:
http://www.armigeridelpiave.it/SELEZIONI/Stocco.pdf
Stella del mattino:
La stella del mattino (morning star in inglese, Morgenstern in tedesco) era un'arma a forma di mazza dotata di aculei (o punte) metallici; generalmente con una punta più lunga all'apice, oltre ad un certo numero di aculei più piccoli tutto intorno alla testa dell'attrezzo. Veniva utilizzata sia in fanteria che in cavalleria, nel qual caso, spesso, era provvista di impugnatura più lunga. La mazza d'armi, arma tradizionale dei cavalieri, si sviluppò indipendentemente, divenendo un'arma completamente in metallo con una testa di varie forme, mentre la stella del mattino conservò i suoi caratteristici aculei, con una impugnatura generalmente in legno di varie misure (spesso nelle armi in uso alla fanteria arrivava a misurare anche 1,8 m (6'), allo scopo di facilitare la presa a due mani). Il suo utilizzo cominciò ad essere popolare all'inizio del XIV secolo, e il termine viene spesso applicato erroneamente alla mazzafrusto (fléau d'armes in francese e kriegsflegel in tedesco), che consiste in un manico di legno su cui è fissata una catena terminante in una o più sfere metalliche o una barra di legno o metallo, che può avere anche aculei. Il peso della stella del mattino variava a seconda della lunghezza, del materiale usato e della grandezza della parte metallica. Poteva essere impugnata o anche lanciata.
Si pensa spesso che la stella del mattino fosse un'arma utilizzata dalla semplice milizia contadina, ma ciò non è corretto. Si distinguono infatti tre tipi dell'arma, distinti per qualità di lavorazione:
Il primo era di buona manifattura ed utilizzato dai soldati di professione, prodotto in serie da esperti artigiani per essere immagazzinato negli arsenali cittadini.
Il secondo, molto più semplice, veniva prodotto a mano dalle stesse milizie contadine, con legnami che essi stessi si procuravano (per questo motivo le foreste erano spesso indicate come "arsenali di Dio") e fornite di punte e aculei dei locali maniscalchi. L'impugnatura e la testa erano solitamente ricavate in un solo blocco, e talvolta venivano rinforzate con fasce metalliche.
Il terzo aveva uno scopo prettamente decorativo, spesso dotato di impugnatura corta e fatto interamente in metallo (un esempio del XVI secolo in acciaio, oro e argento è conservato nella Collezione Wallace di Londra)[2].
Due notevoli esempi del tipo militare sono conservati nei musei di Vienna, entrambi del XVI secolo. Il primo misura 2.35 m (7' 9") di lunghezza, incluso l'aculeo principale che misura 54 cm (21"). La testa è costituita da un cilindro di legno fissato sull'impugnatura e rinforzato con fasce metalliche, con cinque punte metalliche disposte in maniera simmetrica. Il secondo esempio ha una testa metallica di fattura piuttosto complessa, con aculei a forma di V, montata su una impugnatura che misura poco meno di due metri di lunghezza. Una barra di acciaio ritorto connette l'impugnatura alla base dell'aculeo principale. Esistono anche 183 esemplari a Graz, prodotti in serie e forniti all'arsenale nel 1685. Sono comparabili per lunghezza agli esemplari già descritti ed hanno tre file di punte intorno alla testa. Nel tipo militare l'impugnatura lignea veniva generalmente rinforzata con fasce di metallo. Altri esemplari di queste armi sono conservati in Svizzera negli arsenali di Lucerna e Zurigo.
Quest'arma venne spesso rappresentata nell'arte medievale. Per esempio, una di esse è presente come armamento di un cavaliere o di un soldato nell'arazzo di Cesare nel Museo di Storia di Berna, che rappresenta la battaglia condotta da Giulio Cesare contro il condottiero germanico Ariovisto. Questi arazzi furono tessuti a Tournai tra il 1465 e il 1470, e presi come bottino di guerra a Carlo il Temerario dopo una delle sue sconfitte durante la guerra contro gli svizzeri. Nel poema Le Chevalier Délibéré scritto da Olivier de la Marche e pubblicato nel 1486, vi è un'incisione che rappresenta un cavaliere che porta una stella del mattino piuttosto semplice con aculei montati in modo asimmetrico ed una mazzafrusto equipaggiata con una sola sfera di aculei, noto in tedesco come kettenmorgenstern che, a dispetto del nome, è una tipica mazzafrusto.
Il Mazzafrusto:
Il mazzafrusto è un'arma di origine contadina, derivata probabilmente dalle fruste per battere il grano e utilizzata dal Duecento al Seicento. Consiste in una palla di ferro chiodata collegata ad un bastone tramite una catena.
Si distingue in mazzafrusto da piede o da cavallo:
quello da piede è costituito da un’asta ad altezza d’uomo munita superiormente di una staffa a cui sono unite con catene da una a tre palle di legno ferrato o di ferro con punte e brocchi;
Alabarda:
L'alabarda è l'arma inastata per antonomasia, a punta, tagliente da entrambi i lati. Si compone di una lama di scure sormontata da una cuspide o da una lama di picca e sviluppante, posteriormente, in un uncino o in una seconda cuspide. Per forma ed utilizzo ricorda molto la voulge, della quale si costituisce come una sorta di evoluzione più raffinata.
Diffusa massicciamente in Europa dai successi militari dei mercenari svizzeri a partire dal XIV secolo, restò in uso alle forze di fanteria sino alle prime decadi del XVII secolo. Nel XVIII secolo era ormai divenuta arma di rappresentanza per le guardie di palazzo ed a tal fine è ancora in uso alle Guardia Svizzera Pontificia ed alla Guardia Real di Spagna.
In Cina l'uso di un'arma molto simile all'alabarda occidentale, il Ji (戟) è testimoniato sin dal VIII secolo a.C. (v. Dinastia Zhou occidentale). Non è però ad oggi chiaro se lo sviluppo nell'areale del Sacro Romano Impero Germanico dell'alabarda durante il Basso Medioevo sia da mettere in relazione con i contatti sempre più serrati tra l'Europa ed il Celeste Impero o se si tratti di una evoluzione delle grandi scuri da guerra diffuse sin dal IX secolo dai vichinghi (v. ascia danese).
Origini
L'origine del vocabolo "alabarda" è ancora oggetto di contese. In lingua tedesca, "hellebarde" dovrebbe derivare da Halm-
La presenza però di un'arma molto simile all'alabarda nella Cina del VIII secolo a.C. (v. Dinastia Zhou occidentale), Ji, porta però alcuni studiosi a considerare l'arma occidentale una evoluzione di quella orientale dovuta forse ai sempre più massicci contatti tra l'Europa ed il Celeste Impero a partire dal XIII secolo.
Costruzione
Nella sua forma arcaica, l'alabarda ricordava molto la voulge dei mercenari svizzeri. Era composta da una lama metallica rassomigliante a quella di una mannaia, obliqua rispetto all'asta, con un uncino sul posteriore ed una cuspide alla sommità.
Nel corso del Cinquecento, l'alabarda si raffinò. Dalla massa indistinta del metallo iniziarono ad emergere in modo chiaro la lama di scure frontale, l'uncino o la cuspide posteriore, la cuspide o la lama di lancia superiore. Arma pesante, l'alabarda venne alleggerita ricorrendo a dei fori sulla lama di scure frontale e sulla lama/uncino posteriore, ove presente. La cuspide superiore venne invece sempre più spesso sostituita da una lama di lancia di dimensioni ragguardevoli, spesso una vera e propria lama di partigiana, per garantire all'arma una maggior versatilità nel corpo-
Le esigenze belliche spinsero però anche in favore di accorgimenti che certo non migliorarono la maneggevolezza dell'arma:
Per aumentare la capacità di penetrazione/trauma della scure, il posteriore venne sovraccaricato con una testa di martello, ottenendo un'arma ibrida con il Mazzapicchio: la Bardola;
In altri casi, onde permettere una maggiore penetrazione alla cuspide posteriore, si preferì sostituirla con un tridente.
quello da cavallo (flagello d'arme) a manico corto e di solito con una sola palla.
Pugnale